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Domenica, 17 Maggio 2020 18:06

Platone e il Sofista

 

Il titolo del dialogo non deve trarre in inganno. Più che trattare il “Sofista” Platone, nella prima sezione dell’opera attribuisce al filosofo il merito della scoperta della dialettica. Il che non è poco, anche se i demeriti da segnalare a suo riguardo, cioè al Sofista, sono molteplici. In realtà il tema trattato principalmente consiste nell’analisi filosofica dell’“Essere”. Altri chiarimenti sono necessari per affrontare la lettura del dialogo. Anzitutto Lo Straniero di Elea, primo attore, sarà anonimo durante tutta l’opera. La presentazione che fa Teodoro, altro personaggio, assume la seguente forma: “Portiamo con noi questo forestiero di Elea, compagno di Parmenide e di Zenone, uomo particolarmente versato in filosofia”. Lo Straniero non è un Dio, ma un filosofo e come tale, è divino, secondo l’opinione di Teodoro e di Socrate. Quest’ultimo, volgendo il discorso al plurale per tutti i filosofi, propone: ” E talvolta assumono la veste di politici, tal altra di sofisti, e accade pure talvolta che diano l'impressione di trovarsi immersi del tutto nella condizione dei pazzi”. Con questa premessa si segnala l’oggetto dell’analisi. La domanda è: Chi è il sofista? Chi il Politico? Chi il Filosofo? Dopo aver fissato la premessa, Teodoro e Socrate lasciano la scena allo Straniero e a Teeteto. Costoro, da soli fino alla fine. Proseguiranno a ragionare per cercare la definizione che si addica a ognuna di queste figure, in un dialogo avvincente. Le figure designino tre diverse realtà, o due oppure una sola? I termini si riferiscano a tre realtà diverse? La riflessione ricade sul “Sofista”. E il metodo della dieresi, applicata alla divisione, si riferisce in questo caso alla tecnica della pesca, per canalizzare la ricerca. La metafora della pesca consente allo Straniero di azzardare la prima definizione riguardo al Sofista. “Egli è un cacciatore di giovani facoltosi “, per guadagnare denaro. Qualificarlo solo come cacciatore tuttavia non permette di darne una definizione esauriente. Lo Straniero e Teeteto concordano nel ritenere che il Sofista sia un commerciante all'ingrosso di nozioni attinenti all’anima. La terza specialità del Sofista, sulla scia del settore commercio, consiste nel trasformarsi nel venditore al minuto di nozioni del proprio sapere. È una debolezza quest’ultima che Platone non può in nessun modo perdonare al Sofista, poiché il sapere non è merce di scambio. La sua impudenza è tale per cui, non solo si limita a cacciare occultamente le proprie prede con artifici e raggiri, ma si dedica alla caccia aperta, esponendo con arte dialettica raffinata il proprio pensiero anche in discorsi pubblici. Le peculiarità del sofista fin qui enunciate, tutte negative, si scontrano con la successiva definizione che lo Straniero formula a suo riguardo. Egli mostra, attraverso la sua confutazione assillante, una funzione catartica, liberando le anime dei giovani da falsi concetti. Da ultimo, in cauda venenum, il Sofista si ritiene all’altezza di ribattere su qualsiasi argomento, con la presunzione di essere in possesso dell’intero scibile umano. Fin qui si è accennato solo al contenuto della prima delle quattro sezioni in cui si suddivide il “Sofista”, che Platone scrisse in vecchiaia dopo il 369 a. C, cioè trent’anni dopo la morte di Socrate. Il contenuto del dialogo è riferito dunque ai tempi della sua giovinezza, in cui i sofisti facevano tendenza. E Socrate, attraverso il suo costante dialogo con gli Ateniesi, avendo messo in dubbio le loro certezze pregiudizievoli attraverso la dialettica, ha reso “nobile” la sofistica, non più basata sulla doxa, ma sulla ricerca della verità.

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“ Τὶ εὔκολον; Τὸ ἄλλῳ ὑποτίθεσθαι., Cos'è facile? Dare consigli agli altri" Τὶ δύσκολον; Τὸ ἑαυτὸν γνῶναι, "Cos'è difficile? Conoscere se stessi".  Talete