Frammenti
Parlando di origini della filosofia occidentale, lo studioso deve accontentarsi di proporre ipotesi, eccezion fatta per Platone e Aristotele. Dei primi filosofi, quelli di Mileto, non ci sono pervenute opere scritte, ma solo frammenti, sparsi un po’ ovunque negli scritti dei dossografi greci e latini. Neanche degli altri filosofi, che precedono Socrate, ci sono pervenute opere organicamente complete, se non sotto forma di stralci e di testi incompleti. Questa è la ragione delle ipotesi che, per trarre qualcosa di concreto, sia indispensabile seguire il lento e accidentato cammino dell’evoluzione filosofica di questo lungo periodo, per comprendere poi il pensiero filosofico nella successiva evoluzione. I frammenti sono strumenti preziosi, anche se di seconda o terza mano, perché consentono di portare alla luce il significato radicale della verità. Se ne trovano a iosa in tutti i campi, tempi e luoghi. Sia Platone sia Aristotele se ne sono serviti ampiamente per sviluppare i loro complessi sistemi filosofici. Le ipotesi sono state rese necessarie per tracciare punti fermi nelle reti smagliate degli scritti. E gli stessi filosofi citati, Platone e Aristotele, nel proporre un loro studio critico delle opere mutile dei loro antenati, hanno trasformato l’ipotesi in possibile verità, da completare nell’evoluzione dl pensiero. Da ciò è d’obbligo dedurre che il materiale a disposizione, riferito al periodo compreso fra il IV e il V secolo a.C, costituiscono un tesoro inestimabile.
L'oracolo
… οἱ δέ γ᾽, ὦ φίλε, ἐν τῷ τοῦ Διὸς τοῦ Δωδωναίου ἱερῷ δρυὸς λόγους ἔφησαν μαντικοὺς πρώτους γενέσθαι. τοῖς μὲν οὖν τότε, ἅτε οὐκ οὖσι σοφοῖς ὥσπερ ὑμεῖς οἱ νέοι, ἀπέχρη δρυὸς καὶ πέτρας ἀκούειν … [Platone. Fedro 276b] | Essi dicevano, amico mio, che, nel tempio di Zeus a Dodona, da una quercia, venisssero i primi discorsi profetici. La gente di allora perciò, non essendo sapiente come voi giovani, nella sua semplicità, ascoltava oracoli da una quercia o da una pietra. trd. Franco Tarducci |
Anche Aristotele sul termine...
ὅτι δ᾽ οὐ ποιητική, δῆλον καὶ ἐκ τῶν πρώτων φιλοσοφησάντων: διὰ γὰρ τὸ θαυμάζειν οἱ ἄνθρωποι καὶ νῦν καὶ τὸ πρῶτον ἤρξαντο φιλοσοφεῖν, ἐξ ἀρχῆς μὲν τὰ πρόχειρα τῶν ἀτόπων θαυμάσαντες, εἶτα κατὰ μικρὸν οὕτω προϊόντες [15] καὶ περὶ τῶν μειζόνων διαπορήσαντες, οἷον περί τε τῶν τῆς σελήνης παθημάτων καὶ τῶν περὶ τὸν ἥλιον καὶ ἄστρα καὶ περὶ τῆς τοῦ παντὸς γενέσεως. 1.2 Meth. 982 10,15 | Che poi non sia poetica è evidente anche per coloro che per primi filosofarono. Gli uomini, infatti, sia ora sia nel tempo primo, hanno incominciato a filosofare per il fatto di meravigliarsi; all'inizio meravigliandosi di quelle fra le cose singolari che erano a portata di mano, in seguito, progredendo a poco a poco, sollevarono problemi anche di maggiore importanza, quali gli studi sulla luna, sul sole e gli astri e sulla genesi del tutto. trd. Franco Tarducci |
Anche Cicerone sul termine...
Quem, ut scribit auditor Platonis Ponticus Heraclides, vir doctus in primis, Phliuntem ferunt venisse, eumque cum Leonte, principe Phliasiorum, docte et copiose disseruisse quaedam. Cuius ingenium et eloquentiam cum admiratus esset Leon, quaesivisse ex eo, qua maxime arte confideret; at illum: artem quidem se scire nullam, sed esse philosophum. –Tusulanae disputationes 5.3,8 | “Eraclide Pontico, discepolo di Platone, uomo di grande cultura, riferisce che Pitagora si fosse recato a Fliunte dove aveva discusso con grande dottrina ed eloquenza alcune questioni con Leonte, principe dei Fliasi. Leonte, ammirato per il suo ingegno e la sua eloquenza, gli chiese quale arte professasse. Si sentì rispondere che egli non conoceva nessuna arte in particolare ma che era filosofo”. |
L'origine della...
Θεόδωρος γάρ, ὦ φίλε, φαίνεται οὐ κακῶς τοπάζειν περὶ τῆς φύσεώς σου. μάλα γὰρ φιλοσόφου τοῦτο τὸ πάθος, τὸ θαυμάζειν: οὐ γὰρ ἄλλη ἀρχὴ φιλοσοφίας ἢ αὕτη, Θεαίτητος, 155 d | Amico, non mi sembra che Teodoro abbia interpretato male il tuo modo di essere. È proprio del filosofo quello che tu provi, cioè di meravigliarsi. Per la filosofia non c’è altro origine che questo. trd Franco Tarducci |
Eraclìto e i Filosofi
χρὴ εὖ μάλα πολλῶν ἵστορας φιλοσόφους ἄνδρας εἶναι. Fragmentum B 35 | È necessario che gli uomini filosofi siano davvero ricercatori di molte cose. trd. Franco Tarducci |
Il termime φιλοσόφους si può rendere in italiano con “ amanti della sapienza” invece di “ filosofi”.
Aristofane e i Sofisti
Emblematica l’opinione di Aristofane sui Sofisti in Le Nuvole vrs. 98-99:
οὗτοι διδάσκουσ᾽, ἀργύριον ἤν τις διδῷ, λέγοντα νικᾶν καὶ δίκαια κἄδικα. | Costoro insegnano a parlare per vincere sia nella ragione che nel torto. purché si paghi. |
L'arroganza e l'incendio
Ἔλεγε δὲ καὶ "ὕβριν χρὴ σβεννύναι μᾶλλον ἢ πυρκαϊὴν". [fr. B. 43]. | Disse poi anche: “È necessario spegnere l’ arroganza ancor prima di [spegnere] un incendio”. trd.Franco Tarducci |
Sapere molto
"πολυμαθίη νόον οὐ διδάσκει: Ἡσίοδον γὰρ ἂν ἐδίδαξε καὶ Πυθαγόρην, αὖτίς τε Ξενοφάνεά τε καὶ Ἑκαταῖον." [fr. B. 40]. | “ il sapere molte cose non insegna a pensare in modo retto, altrimenti lo avrebbe insegnato a Esiodo, a Pitagora, e altresì a Senofane e a Ecateo”.Trd. Franco Tarducci |
La sola sapienza
" εἶναι γὰ ἓν τὸ σοφόν, ἐπίστασθαι γνώμην, ὁτέη ἐκυβέρνησε πάντα διὰ πάντων-. [fr. B.41]. | “ Esiste una sola sapienza, riconoscere l’intelligenza che governa tutte le cose attraverso tutte le cose”. trd. Franco Tarducci |
confini dell'anima
ψυχῆς πείρατα ἰὼν οὐκ ἂν ἐξεύροιο πᾶσαν ἐπιπορευόμενος ὁδόν· οὕτω βαθὺν λόγον ἔχει.[B 45] | Per quanto tu possa camminare, e neppure percorrendo intera la via, tu potrai mai trovare i confini dell'anima. Così profondo è il suo lógos". trd Franco Tarducci |
Eraclìto e il nuovo
ὁ ἥλιος οὐ μόνον, καθάπερ ὁ Ἡράκλειτός φησι, νέος ἐφ᾽ ἡμέρηι ἐστίν, ἀλλ᾽ ἀεὶ νέος συνεχῶς . . . ἅπτεται καὶ σβέννυται.[Fr. B6] | Non solo il sole, come dice Eraclito, è nuovo ogni giorno, ma è sempre nuovo di continuo… si accende e scompare. trad. Franco Tarducci |
[Per fortuna il sole“ scompare”, ma per riapparire sempre, “si spera”]. Tutti gli esseri animati e inanimati sono nuovi ogni giorno fino al giorno a quel giorno in cui scompariranno per sempre. Per dove? Il sole scomparirà per sempre forse, ma quando? Bisognerà chiederlo agli astronomi.
Eraclìto il Pacifista?
καθαίρονται δ᾽ ἄλλως αἵματι μιαινόμενοι οἷον εἴ τις εἰς πηλὸν ἐμβὰς πηλῶι ἀπονίζοντο. μαίνεσθαι δ᾽ ἂν δοκοίη, εἴ τίς μιν ἀνθρώπων ἐπιφράσαιτο οὕτω ποιέοντα. καὶ τοῖς ἀγάλμασι δὲ τουτέοισιν εὔχονται, ὁκοῖον εἴ τις δόμοισι λεσχηνεύοιτο, οὔ τι γινώσκων θεοὺς οὔδ᾽ ἥρωας οἵτινές εἰσιν. [Fr. B.5] | Si purificano con altro sangue e insieme si contaminano, come se uno, dopo essersi immerso nel fango, si lavasse con il fango stesso. Se qualcuno degli uomini vedesse costui fare questo, lo considerebbe un pazzo. E rivolgono preghiere a statue di dèi, come se uno si mettesse a conversare con le mura ddelle case. Senza sapere cosa siano gli dèi e gli eroi. |
Interpretare i frammenti di Eraclìto è un’impresa. Lo è stato anche per Socrate. L’ermetismo, vagamente esistenzialista e a sfondo morale, è nato, non ai tempi nostri attribuiti a Ermes, ma molto prima: con Eraclìto, io credo. La sua inclinazione all’oscurità ci porta a riflettere molto sul messaggio che lancia in forma letterale rispetto al contenuto che traspare sullo sfondo. A mio parere egli, attraverso il frammento B5, ha voluto esporre un quadro a tinte marcate di fosco. In guerra i combattenti credono di purificarsi con altro sangue, in realtà si contaminano, come chi…volesse poi lavarsi con il fango stesso. Chi giudica dall’esterno considerebbe quest’uomo un pazzo. Perché pregare davanti alle statue degli dèi, sarebbe come conversare con le cose inanimate. Chi va in battaglia con la prospettiva di spargere il sangue o di pagare con il sangue prega, si raccomanda, senza rendersi conto che gli dèi non esistono e gli eroi non hanno senso. Che la metafora di Eraclìto volesse trasmetterci questo messaggio? f. t.
Eraclìto e il Telescopio
(ὁ ἥλιος) εὖρος ποδὸς ἀνθρωπείου. [Fr. 3] | La larghezza del sole è quella di un piede umano |
Lo si può perdonare, se veramente abbia voluto intendere ciò che letteralmente ha scritto. A quei tempi non c’era il Telescopio. Egli, nel volgere lo sguardo verso i cieli, si poteva affidare solo al limitato senso della vista.
Pitagora e la reincarnazione
Nella scuola pitagorica si è trattato il tema della reincarnazione delle anime e in un frammento tratto dalla vita di Pitagora in VIII, 36, Diogene Laerzio ne scolpisce il seguente messaggio:
καί ποτέ μιν στυφελιζομένου σκύλακος παριόντα φασὶν ἐποικτῖραι καὶ τόδε φάσθαι ἔπος: "παῦσαι μηδὲ ῥάπιζ᾽, ἐπεὶ ἦ φίλου ἀνέρος ἐστὶ ψυχή, τὴν ἔγνων φθεγξαμένης ἀΐων." | Si dice che una volta, di passaggio, mentre veniva maltrattato un cagnolino, [Pitagora], ne ebbe compassione e pronunciò queste parole: “ Smetti e non picchiare, poiché è l’anima di un uomo amico, del quale ho percepito il suono dell voce”. |
Eraclìto e la felicità
Nel genere umano quale sarebbe la percentuale di coloro che assomigliano ai buoi? [ft]
Si felicitas esset in delectationibus corporis, boves felices diceremus, cum inveniant orobum ad comedendum.[Fr.4] | Se la felicità consistesse nei piaceri corporei, diremmo felici i buoi, quando trovano il foraggio da mangiare. |
Eraclìto e la saggezza
Eraclìto intende accostare al λόγος la phronesis [φρόνησις], cioè la saggezza. Si suppone dunque che egli volesse dar seguito al contenuto del frammento B1
διὸ δεῖ ἕπεσθαι τῶι ξυνῶι, τουτέστι τῶι κοινῶι· ξυνὸς γὰρ ὁ κοινός. τοῦ λόγου δ᾽ ἐόντος ξυνοῦ ζώουσιν οἱ πολλοὶ ὡς ἱδίαν ἔχοντες φρόνησιν. [Fr. B2] | Bisogna dunque seguire ciò che è comune. Ma pur essendo questo lógos comune, la maggior parte degli uomini vive come se avesse una propria e particolare saggezza. |
Eraclìto e il logos
τοῦ δὲ λόγου τοῦδ᾽ ἐόντος ἀεὶ ἀξύνετοι γίνονται ἄνθρωποι καὶ πρόσθεν ἢ ἀκοῦσαι καὶ ἀκούσαντες τὸ πρῶτον· γινομένων γὰρ πάντων κατὰ τὸν λόγον τόνδε ἀπείροισιν ἐοίκασι, πειρώμενοι καὶ ἐπέων καὶ ἔργων τοιούτων, ὁκοίων ἐγὼ διηγεῦμαι κατὰ φύσιν διαιρέων ἕκαστον καὶ φράζων ὅκως ἔχει· τοὺς δὲ ἄλλους ἀνθρώπους λανθάνει ὁκόσα ἐγερθέντες ποιοῦσιν, ὅκωσπερ ὁκόσα εὕδοντες ἐπιλανθάνονται. | Di questo lógos che è sempre gli uomini non hanno intelligenza, sia prima di averlo ascoltato sia subito dopo averlo ascoltato; benchè infatti tutte le cose accadano secondo lo stesso lógos, essi assomigliano a persone inesperte, pur provandosi in parole ed in opere tali quali sono quelle che io spiego, distinguendo secondo natura ciascuna cosa e dicendo com'è. Ma agli altri uomini rimane celato ciò che fanno da svegli, allo stesso modo che non sono coscienti di cio che fanno dormendo. |
L'ordine eterno delle cose
κόσμον τόνδε, τὸν αὐτὸν ἁπάντων, οὔτε τις θεῶν οὔτε ἀνθρώπων ποίησεν, ἀλλ᾽ἦν ἀεὶ καὶ ἔστιν καὶ ἔσται πῦρ ἀείζωον ἁπτόμενον μέτρα καὶ ποσβεννύμενον μέτρα. [B 30] | Quest’ordine, eterno per tutte le cose, nessuno degli dei né degli uomini lo fece, ma era sempre, è e sarà eternamente fuoco, che secondo misura si accende e secondo misura si spegne. trd. Franco Tarducci |
Una cosa è …
ἀδύνατον γὰρ ὁντινοῦν ταὐτὸν ὑπολαμβάνειν εἶναι καὶ μὴ εἶναι, καθάπερ [25] τινὲς οἴονται λέγειν Ἡράκλειτον. [Arist. Metafisica 1005 b. 24- 25].
Si ritiene che Eraclito avrebbe detto: “ Non è possibile per nessuno credere che una stessa cosa sia e non sia”.
Apeiron
Anassimandro scrive:
“ἀρχήν τῶν ὄντων τὸ ἄπειρον....ἐξ ὧν δὲ ἡ γένεσίς ἐστι τοῖς οὖσι, καὶ τὴν φθορὰν εἰς ταῦτα γίνεσθαι κατὰ τὸ χρεὼν διδόναι γὰρ αὐτὰ δίκην καὶ τίσιν ἀλλήλοις τῆς ἀδικίας κατὰ τὴν τοῦ χρόνου τάξιν, | "Principio degli esseri viventi è l’infinito, da cui deriva la loro nascita, e da dove, in forza del destino, proviene anche la distruzione, poiché essi pagano l’uno all’altro la pena dell’ingiustizia secondo l’ordine del tempo.” |
Protagora e il metro
Il detto dal contenuto enigmatico di Protagora si trova nel Teeteto di Platone in 152 a
‘πάντων χρημάτων μέτρον’ ἄνθρωπον εἶναι, ‘τῶν μὲν ὄντων ὡς ἔστι, τῶν δὲ μὴ ὄντων ὡς οὐκ ἔστιν.’ | l’uomo è misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono . trd. Franco Tarducci |
Nei verss. seguenti poi la discussione fra Socrate e Teeteto prosegue su Protagora.