Platone ha scritto il Carmide in gioventù. Nel dialogo intervengono Crizia, Carmide e Socrate. I protagonisti si accapigliano non per vie di fatto. Ciò fa supporre tuttavia che l’argomento oltre che affascinante, è controverso. Il termine intorno a cui ruota il contenuto del dialogo è sophrosyne. Cioè? Tante possibili qualità dell’uomo, che sullo fondo di questa strana parola si aggira il termine “virtù”. I sui significati, con lo scorrere della storia, si sono presentati in forma diversa. Gli stessi traduttori ne hanno proposti alcuni. Cicerone per esempio nella sua storia della filosofia, cioè in Tuscolanes disputationes III-8, 16, traduce sophrosyne con temperantia, moderatio, modestia, frugalitas. Nell’analizzare questi altri termini ci sarebbero ampie possibilità di argomentazioni in merito.. Non a caso Socrate, nel Cratilo appunto, ha dato ampio risalto all’uso della sua maieutica, per dare corso alla ricerca più adeguata da assegnare al termine. I traduttori di scuola inglese hanno proposto per sophrosine self-control, soberness, moderation, temperance, non facendo tuttavia né più né tanto che scimmiottare i significati già proposti nel lontano passato.Noi sulla scia di costoro potremmo attribuirla alla temperanza o in certi contesti anche alla moderazione.
Un fatto è certo: sullo fondo di questo termine, si presenta in modo dominante il concetto di virtù. Ma quale virtù? Le virtù sono molteplici, come pure chi gli fa da contrappeso, cioè il vizio. I vizi sono altrettanti e di più.
Se poi Platone ha ideato un dialogo sul significato del termine, avanzando alcune ipotesi, il fatto in sé e per sé riveste una certa difficoltà nel fissare il tema in una definizione conclusiva che possa contenere tutte le possibili sfumature di significato. Lo stesso fattore tempo e l’evolversi delle occorrenze della società ci hanno posto pesantemente lo zampino per intorbidare le acque intorno al tema. Sophrosyne nasconde, a quanto pare, contenuti di etica e di morale nell’evoluzione, attraverso i tempi, che ne hanno posto in discussione i significati originari. La stessa morale, nel contesto sociale, cambia significato anche se per trascurabili sfumature.
Prima di affrontare l’argomento tuttavia è opportuno segnalare la presenza di Socrate nel dialogo. Con lui la filosofia della physis, cioè della ricerca sulla “natura”, passa all’indagine intorno alla morale. Nel nuovo contesto sociale di Atene, siamo alla fine del Secolo d’Oro, le esigenze di ricerca in filosofia postano lo sguardo sull’uomo, centro dell’ universo. A differenza degli altri sofisti, i quali, nelle loro estenuanti discussioni, sostenevano che la verità non esiste, poiché è possibile dimostrare il tutto e il contrario di tutto, il Socrate sofista, applica la dialettica alla ricerca della verità, servendosi, fra l’altro, della maieutica. In virtù di questa tecnica egli si propone di molestare la gente alla stessa stregua di un “tafano”, allo scopo appunto di avviare la riflessione verso la verità.Tanto è importante indagare sulla sophrosyne che in sede di avvio del dialogo si propongono non una ma sei possibili definizioni. la prima consiste nel contegno, nella pacatezza, nella buona condotta. La seconda nell’aidòs, onore. La terza si riferisce al fatto che ogni uomo ha il dovere di occuparsi delle proprie cose. La quarta consiste nel fare cose buone. La quinta invita a conoscere se stessi. La sesta è orientata alla conoscenza del bene e del male, come possibilità di scelta. Per Socrate tuttavia nessuna delle definizioni proposte è soddisfacente.
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