Lungi da me contraddire “ quod ille scripsit” ma gli scritti restano e talvolta sono pietre lasciate lì a fare da lapide. Non a caso Socrate preferiva dialogare, invece di scrivere e Platone ha ha espresso perplessità sull’invenzione della scrittura perché ad essa attribuiva l’ indebolimento della memoria dell’uomo, [prima dell’invenzione della scrittura la sapienza era trasmessa in forma orale], poi perché lo scritto rimane cristallizzato dal tempo, nel suo significato letterale. Il dialogo invece si adatta alla dinamica delle parole; vive nell’istante in cui si pronunciano ed evolve, poiché il filosofo anzitutto è un poco matto e un altro poco bambino, spinto dalla curiosità del sapere sempre di più e meglio, per dare una veste definitiva alla verità, sia pur relativa degli enti che tratta.
Cosa c’è di meglio del dialogo? Dal dialogo si sviluppa, perfezionando, la possibilità di capire e fare capire. Socrate dialogò al punto di dare vita a una tecnica di ricerca nota sotto il nome di maieutica. Servendosi cioè del dialogo del sofista (ve lo raccomando!), andava alla ricerca della verità. Immaginate solo il povero cittadino sprovveduto alle prese con la necessitàdi scantonare in fuga al solo scorgere la figura di Socrate che, inesorabilmente, compariva in lontananza nelle vie di Atene! Perché questo? Per non essere sfinito dai continui sillogismi socratici, che non si arrestavano fino a quando non avesse accompagnato il malcapitato sul cammino della indirizzato verso il cammino della verità. Quella oggettiva, naturalmente.
Il dialogo teso alla scoperta della verità è faticoso e irto di pericoli al punto di richiamare alla memoria la metafora della sofferenza nel parto.
Dunque la filosofia una scienza, non un’opinione? Una scienza solo quando si è raggiunto quel piccolo traguardo che trasforma l’ opinione su un argomento in verità.
Perché una scienza? Anzi, senza forse, la scienza delle scienze. È questo un concetto abbastanza intuitivo già affrontando i primi passi di questa disciplina. Talete si è posto il problema dell’origine delle cose nel cosmo. Ha formulato la sua idea. L'’origine delle cose è l’acqua e ne ha dato una spiegazione. Per fare questo doveva avere cognizioni elaborate di fisica, di astronomia e di scienze naturali. Egli si è applicato, scartando a priori la notizia che divinità superiori avessero dato origine al cosmo. Il mito non è più plausibile,scalzato dalla logica della ragione. I suoi seguaci hanno esplorato, in base a quell’esperienza scientifica, altre vie, contribuendo all’affinamento della soluzione del problema, servendosi di numeri, geometria, pensiero.
La verità in assoluto nasce anche dalla sperimentazione, per altro tutto ciò che è sperimentabile, soggiace alla ferrea regola della verità, cioè non è più un’ opinione, una doxa.
Durante il corso del cammino filosofico compariranno lentamente ma inesorabilmente la politica, l’etica, il comportamento umano, la storia, la geometria. L’aritmetica dice che esiste sempre un + uno verso l’ incommensurabile. I filosofi chiamano in gioco la legge. Nell’universo ci sono regole da rispettare, perché senza rispetto delle regole esso svanirebbe nel nulla. Per legge si deve necessariamente chiamare in gioco la Necessità. Senza la legge non ci sarebbe Giustizia. E quanti altri campi dello scibile umano potremmo chiamare in gioco in campo filosofico? La filosofia si occupa di politica, di amministrazione della giustizia, vale a dire del diritto, cioè, non solo delle leggi di natura, ma anche di quelle che l’uomo tende a darsi per un vivere civile ordinato.
Mercoledì, 31 Maggio 2017 17:09
Filosofia… Una scienza?
“Come diciamo uomo libero, chi è fine a se stesso, non asservito ad altri, così questa sola, tra tutte le altre scienze, la diciamo libera. Essa sola infatti è fine a se stessa”. Per prima cosa è una scienza, come sostenne Aristotele, però non sono d’accordo che sia fine a se stessa. Già il fatto che la filosofia porti alla ricerca della verità, sembra contraddire quanto egli sostenne.
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