Davanti ai suoi occhi non ci fu più soltanto materia, di cui aveva cominciato a scoprirne i segreti, con discreto successo, ma si profilava il tentativo di un’altra scoperta, cioè quella della forza organizzatrice del mondo. Il significato tecnico del termine è il principio delle cose o se vogliamo l’elemento originario cioè l’elemento da cui derivano tutti gli altri. Oppure forse meglio ancora ecco altri significati, complementari ed interdipendenti fra loro: ciò da cui una cosa comincia; il punto di partenza migliore; la causa efficiente; il potere di fare muovere qualcosa; ciò da cui si parte per conoscere qualcosa. Scoperta inquietante anche per Talete, il quale, per primo, passò infinite notti prima di decidere che l’arché fosse l’ acqua. L’acqua, l’umido, insomma. Sotto la spinta di questa cosa germogliano tutti i semi, ergo, l’acqua è il principio primo della vita. Già perché, a quei tempi, acqua, aria, fuoco e terra erano sotto gli occhi di tutti nella loro concretezza ed utilità, ma l’ acqua...ecco appunto era l’ origine da cui tutto nasceva! Mentre agli altri elementi non si pensava. Anassimandro, discepolo di Talete, scartò l’idea del maestro e gli altri quattro elementi appena accennati. Dopo avere anch’ egli meditato per tutta la vita, decise che il primo elemento da cui ebbero origine tutti gli altri, fosse l’ apeiron – άπειρον, l’ infinito, l’illimitato, indeterminato, l’ immenso. Su questo termine gli esperti di filosofia hanno studiato, si sono dibattuti, accapigliati. Sicuramente Anassimandro ha un grande merito, quello di avere sollevato un problema di fondo, appassionante, dobbiamo ammetterlo. Rovente, oserei dire per le infinite implicazioni che ne sono susseguite. Però il nostro ha giocato sporco, forse parafrasando le varie sfumature di significato che arché assume nella lingua greca. Il termine implica un concetto affascinante, ma sulla bocca del secondo filosofo di Mileto, dati i tempi a sua giustificazione, è troppo impreciso e si ha l’ impressione che sia stato buttato sopra il tavolo, tanto per dare una risposta all’argomento. Certo, il concetto d’infinito era già radicato nella mente dei ricercatori a quel livello, anche se in modo confuso, fino a rasentare il concetto di irrazionalità, non essendo infatti stato il nostro in grado di fare seguire una spiegazione. Perché? Come? In che modo l’infinto genera il seme dell’elemento primo da cui derivano tutti gli altri? E’ forse Dio? Fermiamoci anche noi, perché i filosofi dibattono ancora non tanto sul significato di arché ormai quasi bene delineato, ma sull’esistenza di quell’essere superiore, cioè Dio, motore eccelso di tutte le cose. Avendo comunque in mente forse il concetto di Dio, Anassimandro, se così è, acquista un grande merito agli occhi di chi crede in Dio. Noi ci possiamo limitare insieme con lui solo a costatare, con l’ausilio dei significati attribuiti dai filosofi naturalisti ad arché, che da quella velina sembra comparire un archetipo di “essere” Dio.
Anassimene invece ha concluso che il principio da cui sono derivate tutte le cose fosse l’aria, Πνευμα, con il significato più ridotto di soffio, alito, respiro. Spero che il tale fosse amico intimo di qualche ostetrica, nell’esercizio delle sue funzioni instancabili. Se poi fosse invece alle costole di qualche altrettanto solerte becchino, la sua teoria avrebbe avuto qualche colpo di arresto senza via di ritorno. Sappiamo che il soffio vitale, all’inizio è la vita, ma anche la fine di chi non è più in grado di respirare. Anche le cose poi respirano? Giacché il mondo vegetale respira a pieni polmoni l’anidrite carbonica che gli soffiamo addosso con tutti mezzi? Sì, certo, forse è proprio così.
Anassimene invece ha concluso che il principio da cui sono derivate tutte le cose fosse l’aria, Πνευμα, con il significato più ridotto di soffio, alito, respiro. Spero che il tale fosse amico intimo di qualche ostetrica, nell’esercizio delle sue funzioni instancabili. Se poi fosse invece alle costole di qualche altrettanto solerte becchino, la sua teoria avrebbe avuto qualche colpo di arresto senza via di ritorno. Sappiamo che il soffio vitale, all’inizio è la vita, ma anche la fine di chi non è più in grado di respirare. Anche le cose poi respirano? Giacché il mondo vegetale respira a pieni polmoni l’anidrite carbonica che gli soffiamo addosso con tutti mezzi? Sì, certo, forse è proprio così.