Il mito della Caverna propone la più convincente dimostrazione del ruolo della filosofia nella storia del Mondo. A una domanda si può rispondere in tanti modi, ma tutti confluenti verso un unico fine. È il mito più noto, anche il più studiato criticamente nel corso dei secoli. Consiste in una metafora per dare risposte alle domande proposte sull’argomento. Anche se, in realtà, il significato di questa allegoria costituisce una sintesi dell’intero sistema filosofico realizzato da Platone. È necessario in ogni caso partire dall’aspetto formale, dalla caverna cioè com’ è stata descritta in sintesi. Di Caverne ne esistono tante, nelle loro varie forme, ma nel caso proposto da Platone, essa è sotterranea. Conseguentemente dispone di un’ uscita all’esterno da sotto in su.È popolata da individui [uomini], eternamente seduti in appositi sgabelli, legati mani e piedi, La testa dei malcapitati è così rigidamente immobilizzata con catene, da rendere impossibile qualsiasi movimento verso la direzione voluta, salvo in avanti. È orientata verso la parete di fondo. Così vuole il Potere. La Classe dominante, chiamata a dirigere il traffico della sapienza, o meglio della necessità imperante della sua mancanza. A poca distanza si trova un muro, costruito a mezz’altezza, sul genere dei ripari, posti davanti agli spettatori, di cui si servono gli illusionisti, per presentare spettacoli di burattini. Sopra si fanno scorrere oggetti, forme e figure, strettamente necessari ad attrarre la curiosità della gente.Platone costruisce a bella posta questa metafora, servendosi della struttura della sala cinematografica del XX secolo, tanto alto e attuale il suo pensiero, sempre in fase dinamica.Si potrebbe obiettare che questa è solo pura fantasia nel costruire il detto e il non detto. In realtà Platone, prima di passare alla descrizione della strana dimora, cioè della caverna, dice, sono parole sue: “Dopo queste cose, che ho detto, paragona a una condizione di questo genere con la nostra natura di educazione e di mancanza di educazione”. È il caso di ricordare che Vox populi, di fronte a qualche esemplare umano sprovveduto, anche oggi, dopo duemila cinquecento anni, lo si qualifica come “Uomo della Caverna”. È talmente magra di parole, infatti, la descrizione dello scenario, da dare adito all’immaginazione di chiunque voglia cimentarsi a comprendere il messaggio che il filosofo vuol riservare all’Umanità. Ad esempio è necessario chiarire quali siano gli altri esseri umani che popolano la caverna oltre agli sciagurati protagonisti di essa. Palesemente sono i burattinai, sempre esistiti, e non ci si riferisce a quelli che animano i mercati improvvisati nelle piazze, ma ai manovratori delle coscienze umane. A essi l’arduo compito di ostacolare il progresso della civiltà. È anche prevista la presenza di un ignoto protagonista a modificare la condizione degli sventurati? No! Platone si serve tuttavia della sua invenzione sintattica, cioè dell’ipotesi, per tentare di sovvertire quell’ordine costituito, alimentando un filo di speranza.
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