• Difficile lottare con le passioni. Comprano l'anima.

    [Eraclito- fr.85]

Lunedì, 23 Gennaio 2017 08:54

Termine filosofia e campo d’azione

Le translitterazioni “philos” amico e “sophòs”, in greco φιλός σοφός, intese come conoscenza in senso oggettivo, hanno contribuito a coniare il termine “ Filosofia “.
Più genericamente dunque filosofia è amore del sapere. Che cosa sapere? I primi filosofi, per tradizione domiciliati a Mileto, in Asia Minore, attuale Turchia, si occuparono in principio di “phisis”, inteso come materia, cose, mondo esterno. L’uomo, osservando la natura, nella sua complessità e bellezza, fu, per necessità ed anche per curiosità, indotto a occuparsi delle leggi che regolano i suoi meccanismi. Gli elementi primari, cioè quelli che governano il suo mondo minerale, vegetale e animale. L’uomo primitivo, prima di dedicarsi all’indagine filosofica, dovette misurarsi tuttavia con il mito. Ad esempio è straordinariamente avvincente il mito di Prometeo, che, dopo avere guadagnato la fiducia degli dei, con un tranello ingegnoso, ha rubato il fuoco, perché il genere umano ne fruisse. Il Prometeo incatenato, una delle più emozionanti e affascinanti tragedie, scritta da Eschilo, non solo propone il mito, ma su tutto un concetto filosofico, quello della lotta dell’uomo per emanciparsi dall’asservimento contro le leggi della natura. E’ stato il primo grande segnale che l’uomo, per il futuro, avrebbe aspirato alla conquista della conoscenza, e dunque della verità, che come fine ultimo poi porta alla libertà. Il mito impone all’uomo le regole dall’alto, le leggi della divinità. Il dogma dei tempi di poi. L’uomo non deve conoscere il fuoco, egli non può mangiare del frutto del bene e del male. A lui è precluso il diritto all’indagine, alla ricerca, alla meditazione, alla contemplazione, alla riflessione. Il suo impulso irrefrenabile a pensare deve essere mortificato sotto l’azione delle leggi imposte, talvolta dalla natura, tal altra, quasi sempre, dai soprusi e le oligarchie. I primi sguardi verso il cielo gli imposero d’investigare sulla natura del cosmo e dei fenomeni atmosferici. Egli dovette quindi occuparsi di fisica e di astronomia. Per essere filosofo dunque bisogna conoscere la fisica. È necessario conoscere anche i numeri, poi sapere di geometria, di scienze naturali, di musica, di arte, di tecnica. Chi più ne ha, più ne metta. La filosofia perciò è una disciplina composita.
Eraclito dice: “E’ necessario che gli uomini filosofi siano buoni indagatori di molte cose”. E’ filosofo chi conosce tante cose? Anzitutto è filosofo chi è sapiente, o meglio, colui che mette la sapienza al servizio della saggezza. Questo fenomeno inscindibile porta ineluttabilmente alla ricerca della verità.
Non dimentichiamo che la filosofia affonda le radici quasi nella preistoria, dove il mito era sovrano, e si cominciava a segnalare timidamente i nomi che avrebbero composto la formazione della squadra dei savi. Perché la filosofia alle origini si è affidata a loro? Semplicissimo, erano saggi, oltre che sapienti. Essere solo sapienti tuttavia non è sufficiente, perciò la definizione di filosofia proposta fin qui è lacunosa.
La verità dunque non soggiace alle regole fisiche, intese solo come sperimentazioni. Il triangolo equilatero ha tre lati e tre angoli uguali, la circonferenza è composta di una quantità infinita di punti, equidistanti dal centro, punto cardine, posto all’interno. Sono questi concetti, che si possono sperimentare, dimostrandoli matematicamente. Le regole di vita spesso invece non si possono dimostrare, ma vale il gioco dell’uomo che si è incamminato nel sentiero dell’essere per esserci. Ma questi sono altri argomenti su cui vale la pena di meditare. Dopo oltre duemila cinquecento anni ancora si dibatte sull’essere e sull’esserci appunto; ma su tutto la definizione del termine “ Filosofia” è ancora in corso di costruzione.
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“ Τὶ εὔκολον; Τὸ ἄλλῳ ὑποτίθεσθαι., Cos'è facile? Dare consigli agli altri" Τὶ δύσκολον; Τὸ ἑαυτὸν γνῶναι, "Cos'è difficile? Conoscere se stessi".  Talete