Filosofia s.f. [ gr. φιλοσοφία, philosophía, composto di φιλεῖν, phileîn, "amare", e σοφία, sophía, "sapienza", ossia "amore per la sapienza]. Platone ha esteso la locuzione aggiungendo … per la ricerca della verità. Il termine in sé è talmente impegnativo sotto il profilo filologico che su di esso sono stati scritti trattati a non finire nell’intervallo che segnala la sua comparsa dai tempi dei Presocratici fino ad oggi, anno Domini 2020. Già studiare intorno a questo lemma significa fare filosofia; una prova? La sua definizione completa fin qui esaminata, cioè amore della sapienza per la ricerca della verità comporta uno studio approfondito sui quattro termini che la compongono, escluse ovviamente le altre forme grammaticali. Per stare al tema tuttavia, sarà opportuno avviare il cammino dalle origini dell’ etimo.. Alcuni studiosi sostengono che i Presocratici non abbiano influito sulla coniazione del termine, attribuendone il merito a Platone e ad Aristotele. Altri invece si affidano ai documenti che ci sono pervenuti anche se limitati e lacunosi. I primi, infatti, devono fare i conti con Eraclìto il quale nel frammento B35 scrive: “È necessario che gli uomini filosofi siano ricercatori di molte cose”. Cicerone nelle Tusculanae Dispuationes 5,3,8, a proposito di Pitagora, narra: “Eraclide Pontico discepolo di Platone, uomo di straordinaria cultura, sostiene che egli si fosse recato a Fliunte dove aveva discusso con grande dottrina ed eloquenza alcune questioni con Leonte, principe dei Fliasi. Leonte, ammirato per il suo ingegno e la sua eloquenza, gli chiese quale arte professasse. Si senti rispondere che egli non conosceva nessuna arte in particolare ma che era filosofo”.
La filosofia dunque nasce a causa della meraviglia che l’uomo prova davanti ai fenomeni naturali, ai comportamenti umani, e in ogni caso davanti ai problemi che richiedono conoscenza e verità. Platone, rivolto a Teeteto in 155d “Amico, non mi sembra che Teodoro abbia interpretato male il tuo modo di essere. È proprio del filosofo quello che tu provi, cioè di meravigliarsi. Per la filosofia non c’è altra origine che questo”. Aristotele, trattando della conoscenza sostiene che il suo livello al massimo grado si riferisca alle cose prime alle cause, poiché, a seguito di queste e in conseguenza di queste si conoscono anche le altre. La conoscenza è stata attivata attraverso la meraviglia di fronte ai fenomeni atmosferici e a quelle cose più grandi che sono sopra di noi. In cielo, poi alla genesi del tutto. In questo passaggio il filosofo si riferisce alla nascita della Filosofia alludendo all’opera dei Fisici, cioè dei primi filosofi i quali, oltre agli studi sull’astronomia in generale, ci hanno trasmesso anche importanti ricerche sull’ origine delle cose.