• Se non ci fosse il sole, malgrado gli altri astri, farebbe notte.

    [Eraclito, fr. 99]

franco

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Domenica, 25 Luglio 2021 17:14

Sillogismo

Sillogismo, s. m. [gr. συλλογισμός, -lat. syllogismus], consiste in una connessione d’idee, che conducono a una conclusione logica.
Il sillogismo in filosofia è un insieme di tre proposizioni affermative connesse tra loro secondo una particolare regola, in cui la figura della terza conduce alla conclusione logica del “Vero”.
    La prima e la seconda fungono da premesse del ragionamento. La prima è la premessa maggiore, la seconda la minore, e sono costruite in modo da avere un elemento in comune, il cosiddetto termine medio, come nella sequenza:

- “tutti gli uomini sono mortali”

- “tutti i Greci sono uomini”

- “tutti i Greci sono mortali”.

Il termine medio presente nelle due premesse è “uomini”.  
    Esso è stato coniato da Aristotele, e usato in Topici, Organon e Fisica, ritenendolo alla base del ragionamento dialettico. 
Nel caso invece che le premesse fossero verosimili o in parte o non vere, la discussione dialettica condurrebbe a 216 forme o figure di sillogismo.

Venerdì, 23 Luglio 2021 10:53

Aporìa

    aporia s. f. [gr. ἀπορία- lat. aporia], dubbio, incertezza, imbarazzo; strada senza uscita, passaggio impraticabile. Nella  filosofia greca l’aporia indicava l'impossibilità di dare una risposta precisa a un problema, poiché ci si trovava di fronte a due soluzioni che, per quanto opposte, entrambe valide.
    Un esempio sull’argomento riguarda la materia estesa, limitata nello spazio ma divisibile fino all’infinito. Per quanto piccola sia la parte ottenuta dalla divisione essa, essendo materiale e quindi estesa, la sua divisibilità tende all’infinito.
    Anassagora sosteneva la teoria dei semi infiniti, particelle originarie divisibili all'infinito. Partendo da questo presupposto Democrito si pose la domanda: Com’è possibile allora che ci siano oggetti finiti? Le cose finite non possono avere luogo nell’infinito. Da qui la necessità di pensare che vi siano particelle materiali, originarie ma non più divisibili, cioè gli atomi.
    Conclusione: divisibilità della materia all'infinito e non divisibilità della materia all'infinito si oppongono, ma razionalmente sono valide entrambe.

Mercoledì, 21 Luglio 2021 19:14

Sofisma

    Sofisma, s.m. [gr. σόϕισμα- lat. Sophisma], ragionamento cavilloso. In filosofia ragionamento capzioso, in apparenza logico ma sostanzialmente fallace, caratteristico della scuola sofistica presocratica.
    Argomentazione apparentemente valida ma non concludente perché contraria alle leggi stesse del ragionamento; o anche discorso che, pur partendo da premesse vere e rispettando le leggi dell’argomentazione, giunge a una conclusione inammissibile, assurda.
    Prendendo spunto dal metodo dialettico di Zenone di Elea, nacque, intorno alla metà del V secolo ad Atene, una nuova corrente filosofica, che pose al centro della riflessione l’uomo e la morale nella vita associata e in politica. Gli esponenti di questa presunta corrente filosofica furono i sofisti, i quali s’interessarono di vari ambiti del sapere, giungendo spesso a conclusioni in antitesi fra loro.
    Diventarono, nel corso del tempo, professionisti dell’insegnamento, trasferendosi da una città all’altra della Grecia, per diffondervi pubblicamente la loro σοφία dietro compenso. 

Mercoledì, 21 Luglio 2021 18:46

Paradosso

    Paradosso, s.m. [gr. παράδοξος -lat. paradoxum]. Il termine è greco e deriva da παρά   (contro) e δόξα (opinione). Affermazione, proposizione, tesi, opinione che, per il suo contenuto o per la forma in cui è espressa, appare contraria all’opinione comune o all’attendibilità e riesce perciò sorprendente o incredibile.
    In senso oggettivo, si dice paradosso una tesi che sembra contraddire l’opinione comune o i principi generali di una scienza, ma che, all’esame critico, si dimostra valida; oppure, al contrario, una dimostrazione che, partendo da un presupposto falso e condotta con apparente rigore logico, si risolve definitivamente in un sofisma. Erano tali, per es., le argomentazioni di Zenone di Elea contro la molteplicità e il movimento.
    Il termine fu usato anche dagli stoici Paradoxa stoicorum, in Cicero (46 a.C.) per designare tesi, specialmente etiche, che apparivano discordanti con l’esperienza comune, sul modello: il dolore non è un male, la morte non esiste, e via cantando.
    La nozione è affine a quella di aporia. intesa nel mondo greco come l’opinione che va contro il comune sentire ed è quindi sorprendente, paradossale con il significato di evocare sorpresa, ma non implica contraddizione.
    Aristotele ad esempio distingue con il termine endoxa, [da ἔνδοξος, con il significato di “ generalmente ammesso”], le opinioni condivise dai più e dai migliori; rispetto ai paradossi, che non sono opinioni condivise ma controverse. 
    Nel senso tecnico di ragionamento che implica contraddizione, oltre ai paradossi di Zenone, già citati, è il caso di segnalare il celebre paradosso del mentitore, che semplicemente consiste in questo. Se si dice: ” Io sto mentendo”; si dichiara la verità perché chi parla, sta mentendo. Se invece mente, sta dichiarando la verità.
    Il paradosso, in ogni caso, è nato nella notte dei tempi, con Epimenide, filosofo greco del VII secolo a. C, il quale lasciò detto: «tutti i Cretesi sono bugiardi», essendo egli cretese, ha mentito, a meno che anche lui, come tutti i cretesi, fosse stato un bugiardo. Di seguito sull’argomento ci sono pervenute altre versioni.

Lunedì, 19 Luglio 2021 19:37

Accidènte

Accidènte s. m. [gr. συµβεβηκος- lat. accĭdens ], caso, avvenimento non previsto; ciò che accade fortuitamente, senza una ragione apparente.
    In filosofia, ciò che appartiene a un oggetto [ente] in modo casuale, o anche per se stesso, o anche necessariamente, ma senza però far parte della sua essenza. Il contesto in cui si colloca questa nozione è nello studio degli enti.  
    L’accidente ha acquisito un significato tecnico con Aristotele che lo definisce in Topici I, 5 in questo modo: “Non è né la definizione, né il carattere proprio né il genere, ma appartiene all’oggetto, o anche, è ciò che può appartenere o non appartenere a un solo e medesimo oggetto, qualunque esso sia". 
    Nello studiare l’identificazione della sostanza di un ente, per darne una definizione reale, Aristotele crede che alcuni caratteri dell’ente studiato si trovino in una di queste posizioni:
- gli appartengono per caso, non necessariamente, e quindi né sempre né per lo più, ma solo talvolta.  
- gli appartengono necessariamente, ma non fanno parte della sua essenza , ciò significa che l’ente non cambia con il variare di questi suoi caratteri.  

Lunedì, 19 Luglio 2021 18:12

Dialettica

Dialettica, s.f. [gr. διαλεκτικὴ (τέχνη) – lat. dialectĭca ]. In senso generico è l’arte del dialogare, del discutere. Consiste in una tecnica tendente a presentare argomenti adatti a dimostrare un assunto, a persuadere un interlocutore, a far trionfare il proprio punto di vista su quello dell’antagonista. 
   In senso più specifico, il termine e il concetto a quell’ambiente socratico in cui il metodo «discutere per brevi domande e risposte», fu contrapposto al sistema sofistico del «lungo discorso», con cui l’oratore, adoperando senza tregua la sua forza di persuasione, mirava a convincere chi ascoltava.
   Il metodo dialettico con Socrate, partendo dalla consapevolezza di «non sapere», attraverso il dialogo, servendosi della dialettica, si doveva giungere al “sapere”, dunque alla conoscenza della verità.
   Con Platone, pur restando la dialettica un metodo d’indagine, diventa soprattutto il criterio ascendente e discendente per cogliere i nessi fra le idee. La dialettica ascendente, liberando l’anima dai sensi e dal sensibile, condurrà il filosofo verso le Idee e, di conseguenza, da Idea a Idea, fino all’Idea del Bene che le riassume tutte.
   Platone nel dialogo Repubblica, per dimostrare come la dialettica sia la tecnica necessaria per raggiungere il vero essere, scrive [in 532e]: “Dicci dunque di che tipo sia la forza di questa dialettica, in quali generi si divide, e quali siano le sue vie. Queste vie, se non erro, dovrebbero essere quelle che conducono là dove chi vi giunge, troverà riposo del cammino e fine del viaggio”. 
   In 533 c-d, si sostiene che solo il metodo dialettico procede per questa via, sgombrando il terreno da ogni conoscenza ipotetica per raggiungere il principio stesso di ogni cosa.
   La dialettica, facendo uso di arti ausiliarie solleva e porta in alto l’occhio dell’anima, invischiato in un pantano barbaro della materia e dei sensi, lo aiuta nella conversione verso le realtà superiori.
   Partendo dalla vetta la dialettica discendente farà il percorso inverso, e, procedendo per divisione (διαίρεσις), cioè distinguendo le Idee particolari contenute in quelle più generali, giunge alle Idee che non includono in sé altre Idee In tal modo essa riesce a stabilire il posto che un’ Idea occupa nella struttura gerarchica del mondo ideale e i rapporti che collegano le parti al tutto e viceversa.
   Aristotele invece parte della logica, intermedia tra l’analitica e la retorica, che studia le forme argomentative imperfette, da cui si traggono conclusioni soltanto probabili, non rigorosamente necessarie e più in generale le stesse conclusioni assumonoil significato di semplice opinione [δόξα].

Lunedì, 19 Luglio 2021 08:24

Monismo

    Monismo, s.m. [ dal gr. μόνος ], il termine è stato coniato assai recentemente per indicare in filosofia un unico principio o sostanza, materiale o spirituale, contrapposto a ogni forma di dualismo, riducendo la pluralità degli esseri a un’unica sostanza, o essere, staticamente o dinamicamente inteso. 
    La scuola di Mileto, agli albori della filosofia, sosteneva che l’acqua fosse l’unica causa materiale, origine del tutto. Parmenide [VI-V secolo a.C.], conferì all’essere l’origine del tutto, escludendo il non essere, servendosi della formula seguente:

«ἡ μὲν ὅπως ἔστιν τε καὶ ὡς οὐκ ἔστι μὴ εἶναι
ἡ δ' ὡς οὐκ ἔστιν τε καὶ ὡς χρεών ἐστι μὴ εἶναι»
« È e non è possibile che non sia
 È ed è necessario che non sia»


     L’esclusione del non essere fu causa di una vera e propria rivoluzione filosofica, sollevata da chi identificava il Principio o Causa Prima con una sostanza materiale e anche da chi la identificava in un principio immateriale.
     I filosofi ateniesi criticarono aspramente il principio eleatico dell’essere e del non essere. “Com’è possibile, sostenevano i critici, concepire l’essere non avendo l’esatta cognizione del non essere? È del tutto evidente che quella locuzione nasconde una palese coppia di opposti, nell’ esempio di luce e ombra, di giorno e  notte, e via dicendo.
     Già Anassimandro aveva chiamato in gioco gli opposti, che costituivano la diretta conseguenza del conflitto fra gli elementi primari del cosmo, quali notte-giorno, luce-ombra, e via dicendo.
     Com’è possibile, sostenevano altri critici, avere cognizione dell’uno senza metterlo a confronto con il molteplice?
Il monismo parmenideo dunque annuncia il significato storico delle famose argomentazioni di Zenone, in difesa di Parmeniude, contro la molteplicità dello spazio, del tempo e di tutti gli altri elementi che formano il cosmo.

Martedì, 13 Luglio 2021 17:56

Apeiron

Apeiron, [gr.ἄπειρων],  infinito, illimitato, indeterminato, immenso. Nei dizionari di lingua greca si segnala come aggettivo, ma forse il termine, nel suo significato originario di Infinito diventa sostantivo di genere neutro o aggettivo sostantivato. Il concetto e il termine stesso sono stati ideati da Anassimandro.
Egli riteneva che in origine tutte le cose fossero armoniosamente unite nell'ápeiron [infinito], ma a causa di una colpa originaria, non meglio specificata, le cose si separarono in coppie di contrari, [luce-tenebra, notte-giorno, vita-morte] dando origine al cosmo.

Martedì, 13 Luglio 2021 17:35

Origine

Origine, s.m. [ gr. ἀρχή - lat. principium], origine, principio. I primi filosofi si occuparono dell’origine del cosmo, dovendo rispondere alla domanda da dove derivassero le cose. Dunque l’origine delle cose doveva essere una sostanza che contenesse tutte le proprietà trasmissibili alle altre componenti del cosmo.I presocratici si sono cimentati in questa ricerca in modo sistematico.
Il primo di essi fu Talete che individuò l’origine di tutte le cose nell’acqua, Anassimandro nell’ apeiron, cioè nell’infinito, Anassimene nell’aria, i pitagorici nel numero, Democrito nell’atomo, e Anassagora nel seme.

Martedì, 13 Luglio 2021 16:17

Ipotesi

Ipotesi, s.f. [gr. ὑπόϑεσις -lat. hypothesis], ipotesi. Il termine è stato coniato da Platone. L’ipotesi è ritenuta una forma sintattica di appoggio al pensiero filosofico, perciò ausiliaria e di contenuto inferiore rispetto alla verità,  intorno a cui si fa ricertca. Senza l’ ipotesi, quella plausibile, non sarebbe possibile il progresso della conoscenza. Platone si è servito dell’ipotesi nel passaggio cruciale per esporre “il non detto” nella metafora del mito della caverna.

Trafiletto

A domanda risponde:
“ Τὶ εὔκολον; Τὸ ἄλλῳ ὑποτίθεσθαι., Cos'è facile? Dare consigli agli altri" Τὶ δύσκολον; Τὸ ἑαυτὸν γνῶναι, "Cos'è difficile? Conoscere se stessi".  Talete